Ho studiato, studiato, studiato, studiato. Eppure non ricordo di essere mai stata così entusiasta della scuola quando ero bambina. I libri sì, quelli sì che mi piacevano, leggere, scrivere quello sempre. I libri li accarezzavo, li odoravo, li trattavo con affetto, come se custodissero una vita, una vita che diventava un po’ parte di me. È ancora così, quello non è cambiato affatto, anzi, semmai si è acutizzato nonostante la tecnologia abbia cambiato il nostro modo di fruire l’arte, e la cultura, io continuo a rimanere attratta dai libri. Quando entro in una libreria provo una sensazione che è un misto tra entusiasmo puro, che prende alle viscere, e un sentimento di sconfitta e frustrazione, perché subito dopo il primo sguardo curioso e frenetico sui libri esposti, dopo aver letto un paio di alette, e curiosato nei diversi settori: narrativa, psicologia, scienze sociali, letteratura, esoterismo, storia, saggistica.. realizzo ogni volta che non riuscirò mai a leggerli tutti! Infinite storie, parole, personaggi, teorie, rimarranno lì, fuori dalla mia vita che se ne vorrebbe nutrire. Ecco che allora scatta in me la ricerca del libro che mi sta aspettando. La mia mania per i libri, come oggetti, risposte, amici, maestri, si concretetizza con una spinta mistica dettata dalla convinzione che dovunque ci sono libri, ce n’è uno che è lì proprio per quel giorno, per quel momento della mia vita che è pronto a darmi risposte a domande che non ho ancora formulato ma alle quali ho bisogno di trovare una risposta. Quel consigliere rimane fermo lì, sono io che devo trovarlo, e portarlo via con me, pronta a ricevere la sua lezione, i suoi consigli nascosti fra le pagine. È un rapporto d’amore e sudditanza allo stesso tempo, davanti al libro giusto, che è lì e mi chiama, io vado, e solo con lui sono ogni volta una bambina ubbidiente, disposta all’ascolto, a credere e ricevere una lezione. È per questo che la mia scelta non è mai a caso, quel libro deve essere importante, non può deludermi è per questo che quando entro in una libreria io mi metto in ascolto, e sono sicura che, se riesco a sentire, quale tra quelli mi stia chiamando, sarà per me un insegnante, un mito, un eroe, un amico che vale la pena ascoltare. Forse è per questo rapporto speciale che ho con i libri che continuo a studiare, e a riempirne la mia casa, studiare diventa una scusa per avere un rapporto esclusivo con loro. Se devo studiare, o sto studiando, tutto il resto può aspettare, non c’è giornata di sole, sabato o domenica, o serate con gli amici che tengano. O forse perché quando entro in quell’universo tutto è possibile, o forse perché è l’unico momento in cui non penso, io non sono più io con tutto il mio vissuto, ma una tela bianca che si colora, pagina, dopo pagina, di vita nuova. O forse perché è il filo che mi riconduce a quella bambina che aveva deciso di imparare a leggere e scrivere prima di iniziare la scuola, perché era urgente. O no, non voglio parlare in terza persona, ormai negli ultimi anni, è una pratica in voga in televisione, riservata a personalità piene di sé e vuote di senso. Tutti, ma proprio tutti oggi credono di custodire delle importanti verità, tali da essere espresse al mondo tramite social network pronti a diffondere un verbo, nella maggior parte dei casi che non dice nulla. Sarà questo amore viscerale che ho per le parole a farmi avere un pensiero critico sul modo di comunicare che sta dilagando e mettendo radici. Sarà che nel pensiero altrui cerco risposte e il comunicare senza che un’anima possa essere letta, per me non ha senso alcuno, se non quello di mostrare un segno, uno scarabocchio, o quello di fare rumore e non musica, né armonia. Tutto questo mi fa rifugiare e scegliere di scrivere e continuare a comunicare solo quando sento realmente di aver qualcosa da dire e di leggere e lasciarmi investire dalle parole di chi sembra avere un mondo vero, fatto di ricerca ed equilibrio. Tutto questo mi fa sentire fuori dal tempo, fuori dai giochi, mi fa sentire di non c’entrare il cerchio, il trand, il brand, il social, il marketing, nonostante mi senta figlia del mio tempo. Eppure, sembra che il mio punto di vista su come tutto questo stia cambiando e cambia noi, lo riesca a capire prima degli altri e a volte meglio, sai? E allora ritrovo quel senso e mi rendo conto che vale la pena continuare a interrogarsi, a leggere il mondo non solo sulla carta ma attraverso le storie delle persone in società, la nostra e le altre culture per capire che infondo siamo tutti uguali e narriamo allo stesso modo, perché ci distinguiamo dagli animali perché sappiamo raccontare, scrivere, ricordare, creare, dare vita a mondi altri, perché abbiamo la fantasia e l’Altro ci cambia. E il cambiamento è uguale vita. E la condivisione è la stessa che provo quando sono a tu per tu con il mio libro, solo che in questo modo riesco allo stesso tempo ad essere a tu per tu con tanti. Forse è magico anche questo!
Valentina Faloni