Cari Storyteller,
nel nostro secondo incontro, ci siamo confrontati sull’importanza del punto di vista nella narrazione. Una storia, qualsiasi sia la forma di racconto che scegliamo per narrarla: l’oralità, la scrittura, l’immagine, la musica, o l’interazione tra tutte queste forme, esprimerà un punto di vista personale e quindi formulato in base alla propria cultura, i propri interessi e studi, il proprio vissuto.
Il racconto si fa voce del proprio autore o di ciò che il narratore vuole portare alla luce, così inevitabilmente quella storia parlerà di noi.
Esistono differenti forme di pensiero sulla creazione narrativa, alcuni affermano che è possibile scrivere anche di ciò che non si conosce, di paesi mai visitati, di sensazioni e situazioni mai vissute, studiando e approfondendo gli argomenti di cui si vuole trattare.
Io credo che non si possa parlare di ciò che non si conosce, di ciò che non si è vissuto anche soltanto per una volta, di sensazioni che non abbiamo mai provato. Sono altrettanto sicura che si può creare – e lo si può fare anche molto bene – una realtà fatta di mondi sconosciuti e fantasiosi, di personaggi mai esistiti e posti inesplorati ma la magia sarà data dalla capacità di riportare una dimensione di esperienze reali e personali in un mondo inventato. Dal mio punto di vista – per l’appunto – è questa la vera sfida della creazione narrativa.